martedì 14 aprile 2009

IL GENIO DEL COMPUTER


Il fatto che io passi gran parte del mio tempo libero utilizzando un pc non implica che io sia “il genio del computer”, né autorizza chicchessia a frantumarmi gli zebedei per risolvere problemi che non sono i miei. Eppure il “tecnoleso medio” crede che poiché coltivo questo tipo di hobby, mi basta avere un qualsiasi computer davanti per realizzarmi e divertirmi, ed ha l’assurda pretesa di imparare in un’ora (rubata al mio tempo libero) quello che nessun libro mi ha insegnato, ma ho maturato dopo anni di passione e di errori commessi sulla mia pelle. Succede sempre così: sei a cena fuori e si parla del più e del meno, un tuo amico ha un problema col pc ed è più forte di te… gli spieghi come risolverlo. E’ l’inizio della fine. Lui finge di aver capito, ma il giorno dopo, inesorabile, arriva la sua telefonata. Ovviamente tu sei “in altre faccende affaccendato” e lui nemmeno ti chiede se disturba. Fa niente. Gli ripeti come risolvere il problema, ma lui è abituato ad eseguire meccanicamente una serie di operazioni senza nemmeno capire cosa sta facendo, quindi, armato di taaanta pazienza, rimani al telefono e gli detti passo per passo il da farsi. Il problema è brillantemente risolto, ma ormai il suo computer è diventato il tuo e d’ora in poi qualsiasi cosa gli succederà saranno cazzi tuoi. Ma non finisce qui. Si spargerà la voce, inizierà a telefonarti gente sconosciuta, amica del cugino del cognato del nonno dell’amico col quale durante la famosa cena avresti fatto bene a fingere di non capirci niente di quei fottutissimi computer. Nella migliore delle ipotesi seguiranno altre telefonate, ma da qui a ritrovarti la stanza piena di midtower e di portatili da sistemare, il passo sarà breve. Qualcuno andrà addirittura a riesumare dallo stanzino sottotetto quello scatolone impolverato che aspettava da tempo il fesso di turno: dentro ci troverai hardware dell’era paleozoica che, se riuscirai a far funzionare, servirà a far impratichire i figli del tuo amico nella speranza che, crescendo, non diventino tecnolesi e rompicoglioni come il padre.

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